lunedì 18 febbraio 2013

Diana e le sue delusioni


Diana e la torta a forma di Pimpa per il compleanno.
Diana e le ali con la bacchetta magica ‘vera’.

Riuscire in solo giorno a deludere tua figlia per ben due volte, non è semplice.
E farlo nel giorno in cui festeggi il suo compleanno ti lascio un po’ di amaro in bocca.
D’altronde, i bambini, nella loro ingenua semplicità e coerenza, ti spiazzano sempre.

Ma proviamo ad andare con ordine.
Diana, nata il 19 febbraio, mi chiede se per il suo compleanno può avere la torta a forma di Pimpa.
‘Certo piccola!’ – dico. ‘Il giorno del tuo compleanno avrai la torta che vorrai’.

E infatti ieri, 16 febbraio, giorno in cui abbiamo festeggiato il suo compleanno, la torta a forma di Pimpa c’era.
Ed era bellissima, proprio come voleva lei.

Ma la sera, sul divano mi guarda e mi dice: ‘mamma, ma è oggi il mio compleanno?’
‘No amore, è martedì’ – le rispondo. ‘Ma lo abbiamo festeggiato oggi perché martedì le persone lavorano’.
‘Allora mamma io non ho ancora 4 anni, ne ho ancora 3, giusto?’ – continua Diana.
‘Si..’ – annuisco.
E qui Diana si fa triste i inizia a piangere.
Non capisco, sono davvero sorpresa della sua reazione.
‘Diana perché piangi?’.
‘Perché volevo la torta di Pimpa per il mio compleanno!!!’
‘Diana, ma oggi avevi la torta di Pimpa! L’abbiamo scelta insieme.’
‘Si, mamma. Ma oggi non è il mio compleanno! Io la volevo per il mio compleanno!’

Giuro che io ci sono rimasta malissimo. Non era proprio mia intenzione deluderla.
Più volte la sua logica ‘pura’ mi ha lasciato a bocca aperta.
E non è finita.

Stesso giorno, il pomeriggio della festa.
Mi ha chiesto se le compravo le ali e la bacchetta magica. ‘Mamma, mi raccomando però, voglio la bacchetta magica, ma quella vera, ok?’
Io tutta felice le compro le ali da H&M in tulle rosa con i brillantini e la bacchetta in plastica rosa/violetta con i nastrini colorati.
Il giorno della festa gliele metto e le do la bacchetta.

Era felicissima! Era proprio entusiasta.

Ma è durato poco.

‘Mamma ma non riesco a volare’.
‘Ehmmm….no…amore.. non si può’.
‘Ma allora, se non riesco a volare, dov’è la magia?’ – ‘Io ti ho chiesto quella vera, quella con la magia’

‘Cucciola….la magia non esiste’.

Si è tolta le ali, ha buttato la bacchetta ed è andata a giocare con altre cose.

..e dura dover dire ad una bambina che la magia non esiste.


E soprattutto è brutto deludere i tuoi figli.

sabato 2 febbraio 2013

Inadeguati al ruolo..

Venerdì ho assisto ad una scena a cui onestamente non avrei voltuo assistere.

Parcheggio l'auto vicino ad un parco, a Milano.

Un gruppo di ragazzetti sta camminando e due sembrano azzuffarsi.All'inizio penso che sono scarumucce tra loro e lascio stare. In lontanza due persone adulte seguono la comitiva, in realtà pensavo che erano ragazzini usciti da scuola e che quelle due persone erano solo due nonni di uno dei bambini. Non do' molto peso alla cosa e vado a cercare i tagliandi per il parcheggio, ma la zuffa non sembra calmarsi.

Aspetto un po', non volevo intromettermi ma dopo venti minuti circa la cosa degenera. Un ragazzino viene colpito in faccia da un calcio di un altro bambino. Questo bambino poi,  in preda ad una crisi tenta in tutti di modi di scappare. 

Cinque sui coetanei lo bloccano a fatica per terra, ma questo ragazzino con una forza incredibile si libera, si toglie giacca e felpa e scappa di nuova. I ragazzini lo placcano di nuovo e lo fermano. Il ragazzino impaurito è tutto sporco di fango.  Ma tenta in tutti i modi di scappare.
Fuori c'era un freddo molto pungente e aveva smesso di piovere da poco.
Ci riesce di nuovo, e ricomincia la 'caccia'.

Non resisto più, mi avvicino e scopro che questa è una scolaresca di ragazzini di 11 anni e che le due persone sono i professori.

"Ok, ci sono i professori, non mi devo intromettere."-  Penso.

I professori sono un'uomo sulla sessantina, con la faccia da bonaccione e una donna un po' più giovane con un'espressione un pò antipatica.

Provano un paio di volte a dividere i ragazzini ma poi lasciano fare ai bambini.

La comitiva ormai in preda al panico mi racconta che questo bambino ha 'problemi', anche in classe ha rotto alcuni banchi e ha spesso queste crisi, ma non ha mai fatto male a nessuno. 

I bambini stanno cercando di tenerlo per non farlo scappare, i bambini si preoccupano per il loro amico, i bambini si preoccupano di chiamare aiuto.

E i prof??? Mah..sembrano spaesati, almeno l'uomo. La donna non sembra proprio interessata.

Stufa di vedere questo bambino trattato così mi avvicino al professore e gli dico: ma non fa nulla?

E lui mi chiede: ma che devo fare, non riusciamo a tenerlo.

'Chiami  i genitori!' ."Ma abitano lontano" - mi rispondono. "Chiami almeno i carabinieri', - dico. Allora finalmente il maestro chiama il 113 per chiedere un'aiuto.

Nel frattempo alcuni bambini stanno piangeno spaventati dalla situazione, altri piangono perchè hanno paura che qualcuno possa far del male al loro compagno, altri bambini...stanno avvisando i genitori del ragazzino!

Dopo pochi minuti arriva la polizia che improvvisamente calma almeno apparentemente il bambino. Quanto meno lo abbracciano - cosa che i professori non avevano neppure tentato di fare! e lo convincono a mettersi la giacca.

Nel frattempo arriva anche l'ambulanza che lo prende di peso e decidono di portarlo ad un pronto soccorso per calmaro. E qui veramente stavo per dare di matto.

I professori stavano lasciando andare il ragazzino da solo!!!
'Scusate'- irrompo- 'non avrete mica intenzione di farlo andare da solo in ospedale, vero???'. 'E' sotto la vostra custodia!'.
La prof mi guardia strana e mi risponde: 'dovrei andarci io?'. Il professore per fortuna interviene e mi dice che sarebbe andato lui.

Finalmente decido di allontanarmi.

Ma la cosa mi ha lasciato non poco scossa.

Un ragazzino così è giusto che non avesse un'insegante di sostegno, o quantomeno due persone in grado di seguirlo nel modo più appropriato?E' giusto che hanno dimostrato più maturità, affetto e senso civico i bambini  piuttosto che due professori - secondo me - completamente indatti?
Io non so se ho fatto bene ad intervenire e se l'ho fatto nel modo giusto.
Ma in quel momento mi sono immaginata di essere la madre di quel bambino, e ho fatto - impulsivamente - quello che avrei voluto si facesse per mio figlio. Non so se quella era lo cosa giusta, ma di sicuro non lo era l'indifferenza mostrata dai professori.
Che senso di tristezza ho provato!