Non è una scelta a cuor leggero.
Ma forse una scelta indispensabile per la mia vita.
Con un po’ di amarezza nel cuore scrivo queste parole.
Ho iniziato questo blog con un post intitolato ‘in bilico, al bivo’.
Ora, dopo qualche anno, il bivio si avvicina sempre di più.
Quante volte ho passato la notte sveglia a pensarci.
Ma questa volta non si tratta di scegliere tra un lavoro certo e un esperienza in proprio.
Si tratta di scegliere tra un lavoro e la mia famiglia.
La decisione ormai è presa.
Manca solo una data da fissare, ma come disse qualcuno….’ Il dado è tratto!’ (cit. Giulio Cesare)
Questa scelta, anche se da fuori può essere banalizzata con un ‘beata te che te lo puoi permettere’, non è così leggera.
Non è leggera né econicamente, né emotivamente.
Da fuori in effetti la gente potrà intenderla così.
Se lasci un lavoro è perché te lo puoi permettere. Nulla di più.
Ma non è solo questo.
Se il lavoro ti uccide dentro, allora io credo che sia meglio mollare per continuare a vivere.
E’ una scelta che mi cambierà profondamente la vita.
E’ una scelta che comporterà rinunce, sacrifici e forse qualche difficoltà.
E’ una scelta che forse deluderà anche i miei genitori che mi hanno permesso di laurearmi e di raggiungere tutto questo.
Ma spero che anche loro capiscano.
Ma forse, questa scelta, mi poterà un po’ di serenità, sia a me che alla mia famiglia.
L’amarezza di questo momento sarà colmata di gioia per la felicità di poter crescere i miei figli.
Ne sono certa.
Il lavoro ultimamente mi logorava, mi stava facendo ammalare.
Le mie bimbe crescevano e io non ero con loro. Le portavo al mattino e le riprendevo a cena.
Le mie bimbe non volevano venire a casa con me, volevano stare dalla tata.
E questo, per quanto mi facesse capire come la tata le trattasse bene, a me faceva male.
Io ero sempre nervosa, sul lavoro la situazione era complicata e ne risentiva in modo significativo sia la mia salute che la mia produttività.
Attacchi di panico, ansia, gastriti, rifiuto del cibo e molto altro.
Troppo semplice dire ‘te lo puoi permettere’.
E’ vero, me lo posso ANCHE permettere, forse.
Almeno spero.
Perché fin’ora io e mio marito abbiamo costruito tanto insieme.
Tutto quello che abbiamo ce lo siamo costruiti da soli, con il nostro lavoro e il nostro essere prudenti e parsimoniosi. E forse anche un po’ ansiosi.
E lo ammetto, anche con un po’ di fortuna.
Vengo da una famiglia dove mi hanno insegnato il valore del lavoro.
Dove in casa i soldi non bastavano mai.
E non voglio dare altri dettagli, ormai è passato.
Ma i miei non si sono mai arresi, hanno lottato e ce l’hanno fatta.
E forse è anche il caso di dirgli GRAZIE per quanto hanno fatto.
I miei genitori non sono certo risparmiati per farmi studiare.
Hanno lavorato sabati e domeniche, anche sotto il sole cocente o sotto la pioggia.
Mio padre si spaccava la schiena.
E anche mia madre ha sempre lavorato molto e senza risparmiarsi.
Io però almeno avevo la fortuna di avere i nonni e cugini vicini.
I miei bimbi.
Non hanno nessuno qui, a parte me e mio marito.
E io non me la sento di lasciarli, non me la sento di non crescerli o crescerli solo come ‘spettatrice’, perdendomi i loro momenti migliori.
Ho bisogno di loro.
Loro sono la mia vita, la mia cura.
Ribadisco, sono io che ho bisogno di loro. Loro probabilmente crescerebbero comunque anche senza di me.
Conosco il valore dei soldi e della fatica e questa decisione mi costa fatica. Non sto lasciando a cuor leggero.
Anzi, forse in questi periodi mi vergogno anche a dire che ho intenzione di mollare, di licenziarmi.
Per alcuni ho fallito, ho perso, ho mollato.
Per me non è una sconfitta. E’ una presa di coscienza.
E’ una cura per la serenità mia e della mia famiglia.
Sapete la cosa che mi fa più arrabbiare?
E’ che se avessi la possibilità di avere almeno un part-time, non avrei dubbi.
E quindi … a breve sarò SOLO UNA MAMMA J …felice
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