Lei,
una signora d'altri tempi, alta, che sta sempre al suo posto.
Apparentemente
una donna curata. Capelli raccolti, grigio argento.
Non
si fa notare. Non è invadente.
“Attilia,
hai uno specchietto? Mi devo sistemare le forcine”.
“Eccolo Dorita.”
“Eccolo Dorita.”
Si scioglie i capelli, molto lunghi. E un po' malconci.
Prende la forcina, mi guarda e mi dice: " Attilia, hai uno specchietto? "
“Dorita, eccolo. Gliel'ho appena dato”.
"No, no. Non me l'hai dato."
Glielo
porgo nuovamente.
Lo
prende lo appoggia sul lavabo, prende la forcina, mi guarda e mi dice
"Attilia,
hai uno specchietto?"
"Eccolo
Dorita, prenda la forcina, lo tengo io, così la aiuto."
E così ancora due o tre volte.
Non ricorda.
Eppure sa chi sono io, sa dov'è, sa chi è lei.
Ma come il pesciolino Dory nel film "alla ricerca di Nemo" non ricorda le cose appena dette o fatte.
Ieri più volte in macchina con mio marito mentre li portava a casa nostra chiedeva.. Ma, dove stiamo andando? Perché?
E così ancora due o tre volte.
Non ricorda.
Eppure sa chi sono io, sa dov'è, sa chi è lei.
Ma come il pesciolino Dory nel film "alla ricerca di Nemo" non ricorda le cose appena dette o fatte.
Ieri più volte in macchina con mio marito mentre li portava a casa nostra chiedeva.. Ma, dove stiamo andando? Perché?
Prende
gli oggetti e li nasconde, fa le cose e le nega.
In
modo del tutto inconsapevole.
Ma
poi basta nominarle la parola aiuto e s'infuria!
“Io
non ho bisogno di nessuno Attilia. Pensa che mio figlio mi ha mandato
quella signora con la valigia e voleva stare a casa nostra! L'ho
mandata via!”
“Io
non voglio nessuno a casa, sto bene, non ho bisogno di nessuno!”
E poi c'è lui. Ex maresciallo dell'Aeronautica oggi ridotto carne e ossa, la faccia scavata e segnata dal tempo e la malattia. Cammina un po' a fatica.
Camicia
stappata, e un aspetto triste. Non accetta la malattia.
Lui
oltre alla memoria è anche diabetico.
Come lei non ricorda, ma lui reagisce. Si innervosisce, di arrabbia. Ha un brutto carattere.
È difficile non dargli
da mangiare quello che non può mangiare, vuole il pane e non capisce
perché non può averlo.
Dobbiamo
fare l'insulina e chiede come mai "io non l'ho mai fatta, sicura
che devo farla?"
"Michele, si, ormai sono mesi che ne fa tre al giorno"
“Ma ser sicura, vero?”
E
poi diventa nervoso, vuole andare a bar, vuole andare a giocare, a
buttare soldi per occupare il tempo, forse.
Questa
purtuppo è la malattia, una brutta malattia chiamata Alzhaimer,
combinata con la vecchiaia, con il diabete, con il gioco, con
l'insofferenza.
Un
brutto mix.
Rifiutano
ogni aiuto.
Qualsiasi
tipo.
Già,
come si possono aiutare due persone che rifiutano l'aiuto?
Molti
mi dicono “li devi mettere in una struttura”.Già, peccato che
non posso obbligarli.
E
anche se potessi obbligarli, come starebbere se la loro volontà non
è quella?
Come
si possono aiutare davvero? Come?
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