giovedì 14 giugno 2018

Il destino di un blog

Oggi riflettevo sul mio blog
L'ho aperto anni fa, quando stavo maturando un cambiamento.
Il lavoro mi opprimeva e non era più compatibile con le mie esigenze di mamma.
Ho provato a resistere, a cercare un po' di flessibilità o un part time, ma non ho trovato aperture.
Ho resistito fino a due figli, sono rientrata al lavoro che la mia seconda aveva poco più di 4 mesi, piangevo quando la lasciavo alla tata al mattino e la riprendevo a cena, quando andava bene.
Con l'arrivo del terzo, dopo un lungo pensare, ho deciso di mollare tutto e di stare con i miei bimbi a tempo pieno.
Pace per lo stipendio mancante, pace per il contratto a tempo indeterminato.
I miei figli valevano molto di più. E l'ho fatto.
E questo blog mi ha aiutato spesso a sfogarmi, a raccontare di me, delle mie insicurezze, delle mie ansie.
Ho iniziato per caso, poi ho continuato parlando del più e del meno.
E spesso parlando dei miei figli.

Questo blog è un diario aperto e, non so per quale motivo, ma scriverlo e condividerlo, mi rilassa.

Con il tempo ho però anche dovuto imparare che ogni volta che scrivo qualcosa, ci sono delle conseguenze, persone che criticano, persone che giudicano, che deridono.

Oggi sono qui perché mi sto chiedendo se ha ancora senso tenere questo blog.

I miei figli stanno crescendo.

Se continuo a parlare di loro, magari qualche amichetto (già social a 9 anni!) potrebbe approfittarne per prenderli in giro.
Io qui parlo delle debolezze dei miei figli, delle loro fragilità, e se questo poi dovesse pure ritorcesi contro, non so quanto ne varrebbe la pena.

E i miei figli stanno crescendo.

Con le loro debolezze, con le loro peculiarità,
le loro piccole ali arruffate si stanno spiegando e stanno aspettando di capire quale sia il vento migliore per iniziare a volare da soli.

E allora credo che sia giunto il momento di smettere di parlare di loro qui, pubblicamente.
O magari continuerò, ma con il loro consenso, o in modo molto più discreto.

Chissà...per ora ci sto ragionando.



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