Venerdì sera, rientriamo a casa e Eva un po’ nervosetta.
38,5° di febbre.
Va beh capita, sempre nel fine settimana, ma capita.
La mattina dopo ancora febbre e nel pomeriggio, nonostante
la tachipirina, arriva oltre 39,5. Visto che nel week end non ci sono i
pediatri, decidiamo di fare un controllino al pronto soccorso,ma c’è il blocco
del traffico a Milano! Va beh, aspettiamo le 18 e andiamo.
Arriviamo alla clinica de Marchi, ci sono un sacco di
bambini, facciamo l’accettazione e aspettiamo li con Eva bollente e Diana che
gioca con tutti i giochini che trova.
Finalmente, dopo oltre 2 ore ci tocca.
Entro piuttosto serena, mi aspettavo il solito controllo, la prescrizione di un
antibiotico e che ci spedissero a casa.
Invece la serata è andata un po’ diversamente.
Appena entrate vedono la febbre elevata e la spogliano
lasciandola in body. Le fanno tutti i controlli e poi mi chiedono se posso
farle un prelievo del sangue. Oh mamma.
Accetto, non ho molta scelta.
La piccola strilla, la vena non si trova, la piccola si
agita, io mi agito! Ok, trovano la vena, ma la febbre è troppo alta e il sangue
è troppo denso. Tutto da rifare. Così per circa un’ora.
Alla fine ce la fanno, ma la febbre è molto alta. Allora ci
dicono che ci tengono la notte in osservazione.
Devo dirlo al papà, ma soprattutto devo dirlo a Diana.
Esco un attimo, e le spiego tutto. Non la prende benissimo,
ma alla fine decide di andare a casa con il papà. Tanto noi al più la mattina
ci avrebbero mandati a casa.
Rientro un po’ triste, Eva sta male, Diana mogia. Che bel
sabato sera.
Alla piccola le fanno impacchi con il ghiaccio e ci danno un
letto al pronto soccorso per passare la notte.
Non so se avete mai passato una notte al pronto soccorso
pediatrico, io no. E’ stato traumatico.
Bambini che strillavano dal dolore, un bambino con il piede
rotto, una bambina con una cicatrice sulla pancia, bambini di pochi mesi con
flebo. E come ultima cosa che mi ha scioccato un ragazzino di 14 anni
ricoverato per abuso alcolico a cui hanno dovuto fare di tutto e ha rischiato di
andare in rianimazione!
La notte passa alla meglio. Eva, forse acciocchita dalla
febbre, dormicchia. Finalmente arriva il mattino e arrivano i medici per i
controlli.
Le attaccano un cerottino al piede che misura le pulsazioni
e la saturazione dell’ossigeno.
Inizio a vedere delle facce strane e non capisco.
‘Tutto bene?’ - chiedo.
‘La piccola respira male, così non possiamo dimetterla. Le
facciamo una lastra’. Intanto le mettiamo l’ossigeno e le diamo il cortisone.
Dopo poco il responso: broncopolmonite.
Oh mamma! E pensare che eravamo venuti solo per un
controllino! Ero senza parole, non sapevo che dire, che fare. Ero convinta di
andarmene a casa, invece…
Ci trasfericono al reparto.
Ho passato 3 notti in ospedale.
Sono entrata credendomi sfortunata.
Eva ha passato di tutto, flebo in vena, cure, svegliata di
notte, visite varie. Io non ho dormito né mangiato molto. Eva era spaventata.
Diana non poteva entrare al reparto e vedere la sorella.
Chiedeva di lei, la vedeva tramite un vetro, come in un carcere. La sera veniva
in ospedale e quando la salutavo si arrabbiava con me.
E’ stato terribile.
Ma dopo 5 minuti che ero lì mi sono sentita fortunata, molto
fortunata.
In quel reparto c’erano bambini molto più gravi, c’erano
bambini molto più piccoli, c’era il reparto pediatrico di fibrosi cistica.
Noi alla fine avevamo solo un principio di broncopolmonite e
ce la siamo cavati in 4 giorni.
Molti altri bambini sono ancora là e ci faranno anche il Natale.
Che dire…Sono uscita e mi sono sentita fortunatissima!
Un augurio speciale a tutti quei piccoletti!